Stavo girando in bici nei pressi di Kampong-Cham, quando decisi di fermarmi per riprendere fiato e ripararmi dal sole rovente. Mi sedetti all’ombra di un grosso albero, nel cortile di un piccolo convento buddhista, subito destando la curiosità di 3 piccoli monaci. Essi si sedettero di fronte a me e intentammo inutilmente comunicare. Io non parlavo khmer e loro non parlavano inglese…
Fu un incontro breve, forse troppo breve per arrivare a certe conclusioni, ma ci fu una cosa che notai nel loro atteggiamento e nella maniera in cui interagivano tra di loro. Era la gioia e la spontaneità infantile soffocata dall’austerità di un convento.
In Cambogia molte famiglie scelgono di far diventare i propri figli monaci. Spesso non si tratta di una scelta dettata da motivi religiosi quanto dalla consapevolezza che questo sarà forse l’unico modo in cui i loro figli avranno garantita un’istruzione.
Nomad Dummy
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